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Il welfare è stato per molto tempo delegato alle istituzioni nazionali. I sistemi di welfare si sono consolidati nel secondo dopoguerra e hanno contribuito in tutti i paesi europei allo sviluppo dei diritti sociali.
Nel tempo hanno però evidenziato limitazioni ed inefficacie: le problematiche di bilancio; la nascita di nuovi disagi ed esigenze; l’ampliamento dei confini di intervento dalle emarginazioni pratiche (alimentazione, casa, lavoro, violenza) fino ai risvolti psicologici; le richieste di realizzazione e di dignità della persona e le esigenze di sviluppo e di promozione, etc.
Di fronte alle tante emergenze sociali che sono andate stratificandosi, occorre mettere in campo una nuova progettualità, che sia in grado di allargare gli spazi di agibilità e di sperimentazione tra soggetti pubblici e privati.
Abbiamo di fronte grandi trasformazioni di ordine economico, sociale e tecnologico da governare con nuovi strumenti e gli strumenti non potranno essere quelli novecenteschi.
Il passaggio storico a cui ci troviamo di fronte è quello di una riforma che potenzi tanto lo spazio pubblico, quanto quello dei corpi sociali intermedi, dei soggetti del terzo settore e delle tante reti sociali che nei territori sperimentano soluzioni nuove a bisogni che sono profondamente cambiati rispetto al passato.
Da costo insostenibile o fonte di spreco, il nuovo welfare deve guardare alla sostenibilità economica, sociale, ambientale, come chiavi di volta di un nuovo modello, in grado di valorizzare il potenziale di innovazione economica e sociale dei corpi intermedi. Chi innova nel welfare produce impatti che spesso si traducono tanto in un avanzamento delle prestazioni sociali, quanto in nuove occasioni di lavoro e di impresa sociale.
L’integrazione tra politiche pubbliche e società civile deve essere perseguita attraverso la co-progettazione e la promozione delle responsabilità condivise, è essenziale, per lo sviluppo dei servizi, garantire spazi di sperimentazione in grado di rivitalizzare le stesse istituzioni.
Al centro del nuovo welfare rimane oggi come ieri la persona come soggetto portatore di diritti e di doveri, ovvero come cittadino inserito in reti di relazioni che costruiscono cittadinanza, in una idea di comunità non sottrattiva o escludente, ma pienamente realizzata nello sviluppo delle responsabilità individuali e collettive.
Il welfare da Istituto di Clinica Patologica Sociale deve divenire sinonimo di partecipazione e cittadinanza attiva, elemento idealmente unificante e caratterizzante la società che lo esprime.
Nessun soggetto sembra poter essere escluso ne quale fruitore ne quale attore.
Multietnia, multiculturalità, diversità di credo sono dinamiche presenti in ogni società.
Devono essere così identificati, supportati e protetti i molteplici insiemi, le loro compenetrazioni e sovrapposizioni, la loro coesione, gli abiti e le sensibilità che spesso sembrano o sono in conflitto.
Intendiamo promuovere un’agorà di ideazione
Promuovere una cultura della partecipazione e della valutazione che valorizzi l’innovazione come strumento di inclusione e crescita sostenibile, lontano da approcci rivolti solo alla quantificazione economica delle pratiche sociali. In questo quadro, il lavoro che intendiamo promuovere è prima di tutto di rete con gli attori sociali, favorendo un continuo scambio di pratiche e ideazioni che puntino al rafforzamento della coesione e della resilienza delle società locali, come volano per la crescita sostenibile e inclusiva. La platea di organizzazioni cui rivolgiamo la nostra attenzione interseca lo spazio pubblico e privato con l’obiettivo di promuovere le responsabilità condivise, la partecipazione e la cooperazione nei e tra i territori.
Intendiamo promuovere una rete di fondazioni di comunità
Dal punto di vista civilistico e fiscale la fondazione di comunità, in forma di ente filantropico, è lo strumento più adatto per offrire agli interlocutori del terzo settore, della società civile, del mondo dei servizi una interlocuzione non immediatamente configurata su un piano pubblicistico-amministrativo.
La rete di Fondazioni cooperanti trova nelle categorie definitorie, opportunamente declinate, modo di convenire aree ed ambiti di mutualità di risorse economiche, scientifiche, tecniche ed esperienziali. Si caratterizza attraverso questo riferimento con la elaborazione e la definizione di vincoli e parametri, prevedibili, verificabili e coerenti, sia di appartenenza che di valutazione degli interventi promossi.
Vincoli di appartenenza e di attività promosse che, non riducendosi a procedure o a disciplinari, possono costituire bussole per confrontare la corrispondenza delle azioni e delle scelte all’ispirazione di fondo e retroagire riflessivamente sul modello.
Intendiamo promuovere l’utilizzo delle nuove tecnologie
Le nuove tecnologie in ogni settore applicate hanno portato efficienza, sviluppo e riduzione dei costi; anche l’area del welfare ne trarrà eccezionali vantaggi.

Il ruolo della Fondazione Casa Natale Sturzo
La Fondazione Casa Natale Sturzo si fa promotrice mettendo a disposizione del disegno un luogo ed una cittadina storicamente simbolici. Sia gli eventi che le attività comunque potranno e saranno realizzabili sia in maniera virtuale che in qualsiasi altro luogo fisico ove più adatto e utile.Si potrà realizzare a Caltagirone un evento annuale dove i principali attori del settore potranno confrontarsi sugli accadimenti e le prospettive a livello internazionale, europeo e italiano, tale evento potrà essere nel tempo riconosciuto come la “Cernobbio del Welfare”.
I NOSTRI CONTRIBUTI

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