Luigi Sturzo: (1871-1959)                               

Luigi Sturzo è stato un’eccezionale figura di sacerdote, che oltre ad essere stato prete fedele a Cristo ed alla sua Chiesa, fu organizzatore sociale, amministratore locale, leader politico, sociologo, uomo di cultura e vivace polemista, che ha lasciato un segno profondo nella storia italiana ed europea.  

Nel 1883 entrò in Seminario: si trattò di una scelta naturale, senza dubbi o incertezze. Il 1894 è un anno importante per il giovane Sturzo, non solo perché venne ordinato sacerdote, ma anche perché in questo anno maturò la sua vocazione sociale e politica, destinata a segnare profondamente la sua vita. Lo stesso anno decise di andare a Roma per completare i suoi studi, iscrivendosi all’Università Gregoriana e all’Accademia Tomistica. Il giovane sacerdote entrò via via, durante il suo soggiorno romano, nella realtà del movimento cattolico sociale. Cominciò ad acquistare dimestichezza con la Società della Gioventù Cattolica e con l'Opera dei Congressi, riuscendo a cogliere il ruolo e l’importanza dei circoli, dei comitati parrocchiali e diocesani, delle società di mutuo soccorso, delle cooperative e delle casse rurali, di tutta una rete organizzativa che già, nell’Italia settentrionale cominciava a dare i suoi frutti ed a testimoniare la presenza di un cattolicesimo sociale vivace e battagliero.  

I primi anni del secolo sono anni decisivi nella sua formazione, impegnato nella ricerca di una base spiritualistica alla sua concezione del sociale ricorre alla lettura dei maggiori sociologi cristiani e non solo dell’epoca, si aggiorna continuamente sui problemi dell'economia moderna.  

Tornato a Caltagirone Sturzo fondò nel 1895, nella parrocchia di San Giorgio, il primo comitato parrocchiale ed una sezione operaia. Nel 1897 fondò la Croce di Costantino quotidiano calatino. Sturzo dette vita, inoltre, alle prime casse rurali e cooperative della sua città. Egli privilegiava l'organizzazione della resistenza contadina e del reddito agricolo attraverso le casse rurali e le cooperative, in vista della crescita di una piccola e media proprietà agricola, economicamente autonoma, sottratta ai ricatti del latifondista. La sua visione meridionalista si completava con la difesa delle autonomie comunali e con la lotta contro la mafia ed il clientelismo trasformistico. Il Comune doveva rappresentare,  la vera base della vita civile, libero dalle ingerenze dello Stato; ma padrone e gestore delle proprie attività economiche, a cominciare dai servizi pubblici, autentica espressione di governo amministrativo locale, a carattere popolare, garantito dall'esercizio del referendum e dell'applicazione della legge elettorale proporzionale. 

Nel 1902 i cattolici di Caltagirone, guidati da Sturzo si presentarono come partito di centro, con proprio programma nelle elezioni amministrative locali, ottenendo sette seggi su quaranta. Nello stesso anno organizzò il congresso dei consiglieri provinciali e comunali a Caltanissetta, dove fu elaborato il programma di rinascita delle autonomie locali. 

Negli anni “siciliani" Sturzo si dedicò anche ad attività letteraria. Fu autore di commedie, la cui trama era per lo più di chiara ispirazione meridionalista, ricavata dalla realtà sociale e politica di tutti i giorni cori evidenti caratteri di denuncia del malcostume elettorale, delle mafie, dei comportamenti e delle mode dell’individualismo borghese. 

Nel 1904 fu nominato commissario prefettizio. Nel 1905 ottenne la maggioranza di trentadue seggi. Nello stesso anno fu eletto consigliere provinciale. Fondò il PPI del 1919 basato sulla piena autonomia dall'autorità ecclesiastica e rinunciò a fregiarsi del titolo cattolico, per mettersi con gli altri partiti sul terreno comune della vita civile. In questi anni Sturzo si impegnò in un grande lavoro elettorale. Non poteva realizzare il partito, così come aveva concepito nel discorso di Caltagirone, a causa del permanere divieto della Santa Sede ai cattolici di partecipare con proprio partito alle elezioni politiche (non expedit), però poteva tentare di impegnare i cattolici siciliani su un programma municipalista omogeneo, concordato alla base, al di fuori e contro le trame tradizionali dei tanti compromessi locali. Già alcuni mesi prima della fine della guerra, Sturzo incominciò il lavoro preparatorio per la fondazione di un partito nazionale, che traesse dalle esperienze politiche e sociali dei cattolici democratici le sue premesse ideologiche. Nel 1918, Sturzo radunava nella sede dell'Unione Romana, in Via dell'umiltà 36, un gruppo di amici per gettare le basi del nuovo partito. Si formò una Piccola costituente, che lavorò al programma. Il 18 gennaio 1919, da uno stanza dell’albergo S. Chiara, veniva diffuso l'appello a tutti gli uomini liberi e forti con il quale nasceva il Partito Popolare Italiano. Sturzo ribadì il carattere laico ed aconfessionale del partito. Oggetto di una violenta campagna di stampa da parte fascista, Sturzo fu costretto a dimettersi dalla carica di segretario politico del PPI, dopo la minaccia avanzata dai fascisti di attuare, come ricordò lo stesso Sturzo, «una rappresaglia in stile contro tutte le chiese di Roma". Avendo conservato la carica di membro della Direzione del PPI, Sturzo lavorò intensamente durante la campagna per le elezioni dell'aprile del 1924, nel corso della quale il partito si pose nettamente all’opposizione riuscendo a qualificarsi per numero di suffragi come il partito più forte. 

Dopo il delitto Matteotti, Sturzo sostenne l'Aventino e la tesi di Alcide De Gasperi segretario politico del PPI, sulla possibilità di collaborazione con i socialisti. 

Fu invitato dal Segretario di Stato della S. Sede, Card.  Pietro Gasparri, a lasciare l’Italia, il che avvenne il 25 ottobre 1924. Sturzo pensava che sarebbe rimasto fuori d’Italia per poco tempo, ma dopo il discorso di Mussolini. alla Camera del 1925, comprese che il suo soggiorno londinese si sarebbe trasformato in esilio.  Pur facendo di Londra il luogo della sua residenza, Sturzo viaggiò instancabilmente attraverso l'Europa, mantenendo rapporti con gli uomini politici antifascisti di ogni nazione. Fin dall'avvento dl Hitler al potere, denunciò il pericolo del nazismo per la civiltà europea e per la pace nel mondo. Fu sempre pronto a condannare le debolezze delle democrazie di fronte alla politica aggressiva di Hitler. Si impegnò in diverse iniziative per provocare la presa di posizione della Santa Sede contro l'imminente conflitto di guerra. Qualche settimana prima dello scoppio della guerra mondiale, tentò di trasferirsi, ma senza successo, da Londra in Belgio. 

Scoppiata la guerra mondiale, Sturzo fu costretto ad abbandonare Londra. Partì da Liverpool nel 1940 e giunse a New York il 3 ottobre. Sei anni durò l'esilio americano, nel corso dei quali si prodigò in un’intensa attività pubblicistica a favore soprattutto dell'Italia. 

Il suo rientro in Italia, a guerra finita, fu ritardato ancora una volta della Santa sede, e per l'intervento dello stesso De Gasperi, perché temeva che la sua venuta avrebbe turbato il clima politico della DC degasperiana alla vigilia del referendum istituzionale. Finalmente nel 1946 Sturzo si imbarcò a New York sulla nave "Vulcania”, arrivando a Napoli.  Si sistemò a Roma in due modeste stanze della Casa generalizia delle Canossiane, in Via Mondovì 11. 

Non entrò a far parte della DC, pur avendo rapporti, non sempre facili, con i suoi uomini più rappresentativi. Nel 1952 il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, nominò senatore a vita Sturzo, che aderì al gruppo misto del Senato. Durante i sei anni e più in cui sedette al Palazzo Madama presentò un progetto di legge per la pubblicità dei finanziamenti dei partiti, per la riforma del Senato, per l'abolizione del voto segreto alle Camere. Riprese la battaglia per il mezzogiorno, si batté tenacemente per la realizzazione dell'Ente Regione e per lo sviluppo delle autonomie locali. La sua battaglia però più continua ed insistente fu per la moralizzazione della vita pubblica. 

Sturzo morì a Roma il suo corpo fu sepolto nella cripta di San Lorenzo al Verano. Nel 1962 la salma venne traslata e tumulata nella Chiesa del SS. Salvatore in Caltagirone.